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lunedì 14 maggio 2012

I - Colloquio

Una tiepido pomeriggio di gennaio, una di quei pomeriggi in cui il sole, seppur basso, riesce a scaldare l'aria quel tanto che basta per sperare, erroneamente,  che il freddo abbia già deciso di farsi da parte, Alex era partito alla volta del Lago di Como per l'ennesimo colloquio.
Era ormai fin troppo avvezzo al rituale delle interviste di lavoro. Non soffriva più del panico che aveva contraddistinto i primi incontri.
La strada che unisce Varese con Como era, come sempre, ultratrafficata ma era in anticipo sulla tabella di marcia e, soprattutto, già sapeva che si sarebbe trattato dell'ennesimo viaggio infruttuoso.
L'incontro col capo del personale era, in effetti, corso via in modo piuttosto piatto; un omino scheletrito, dall'alito poco gradevole e con un cranio calvo che gli consegnava un'età maggiore di quella anagrafica,  l'aveva interrogato sui perchè e sui per come aveva deciso di trovare un nuovo lavoro in un momento in cui l'economia era tutt'altro che florida.

Alex aveva risposto in modo vago. In reatà gli scocciava parecchio dover dire che da ormai tre mesi non percepiva alcuno stipendio dall'azienda per cui lavorava, cosa che più che preoccuparlo l'aveva fatto disinamorare del concetto di lavoro stesso.
Le domande propriamente inerenti al lavoro avevano coperto solo pochi attimi dell'intero incontro ma, come aveva detto l'intervistatore, si trattava solo di un primo contatto a cui entro una settimana avrebbe seguito in incontro con il capo del settore contabilità

Terminato l'incontro con il solito  "le faremo sapere noi", una stretta di mano abbastanza moscia  accompagnata dall'ennesima nube di alito amaro da partedi "scheletrino", Alex era uscito dal tetro stabile grigio stranamente incastonato im un parco assolutamente piacevole, che il sole era già andato a riscaldare altre parti del mondo.

Era montato sulla sua Punto blu scura e aveva bruscamente lasciato il piazzale antistante l'azienda lasciando sul selciato il segno degli pneumatici. Era ora sceso il freddo e un segnale di fame faceva capolino nel suo stomaco.
Aveva consumato un pasto rapido quel mezzogiorno che non lo aveva saziato; un panino ingerito direttamente in ufficio ed era uscito dall'azienda, formalmente, per un incontro con un medico in realtà con una sbiadita speranza di scappare da quel lavoro desolante e desolantemente fuori tempo massimo nel rispetto delle date di pagamento degli emolumenti.

Era venerdi e quella sera aveva appuntamento con il "classico buon partito, una donna da sposare", avvocato brillante, impegnata nel consiglio comunale e fututo candidato sindaco per il partito che andava per la maggiore nel nord Italia, di buona famiglia e con uno charme e una bellezza fuori dal comune nonchè un curriculum vitae che già di tutto rispetto.

Eran quasi le 17, la strada verso casa gli avrebbe richiesto almeno un'ora di coda, traffico e probabilmente un filo di nebbia.
Alex aveva quindi deciso di fermarsi in un bar addocchiato all'andata per bere un te e mangiare una "esse" ricoperta di cioccolato: un po di dolce avrebbe cancellato la sgradevole sensazione di colloquio appena terminato a coperto l'odore di quell'alito che gli era rimasto "sotto il naso".

Arrivato di fronte al bar aveva tristemente constatato che questo era chiuso ma, con un rapido colpo d'occhio, aveva visto, poco più lontano un altro locale con una luccicante insegna in stile latinoamericano. Girarela macchina e raggiungerlo fu un attimo; il parcheggio era semi deserto ma pur sembrando evidente che un te li non lo avrebbero servito aveva pensato che una bibita l'avrebbe comunque ristorato.